Dice il proverbio: “cavallo vincente non si cambia”. E dice bene, se il cavallo continua a essere in forma smagliante e a dimostrarsi giovane, fresco e pimpante.
Così è per il “cavallo” di Chiara Armellini, giovane e talentuosa artista vicentina che, a distanza di tre anni dal sorprendente “Ti faccio a pezzetti“, vincitore del Premio Soligatto 2013 (3-6 anni) e tradotto in quattro lingue, pubblica (ancora per la casa editrice Topipittori) “Ti faccio a fettine“, naturale prosecuzione del primo, brillantissimo, libro.
I due albi, posti l’uno accanto all’altro, ci appaiono quasi identici: stesso formato, stesso colore bianco di fondo, stesso carattere del testo, simile gioco di frammenti sparpagliati al centro della copertina. Ma se osserviamo con maggiore attenzione quel caos di particelle, e proviamo a decifrarle, ci accorgiamo che fra i pezzetti si nascondono occhi, nasi, zampe e musi, mentre fra le fettine si scorgono rami, foglie e verdurine.
Eccola la differenza! Si continua a giocare con la scomposizione e combinazione di pezzi colorati per indovinare chi si cela dietro il puzzle, ma il nostro ambito d’azione è un altro: passiamo dal mondo animale a quello vegetale-floreale.
Ti faccio a pezzetti, Chiara Armellini, Topipittori, 2012
Età consigliata: dai 3 anni
Com’è nato “Ti faccio a pezzetti” lo hanno raccontato l’autrice e i Topi in questa intervista e in questo post. Galeotte furono sue cinque immagini di animali esposte alla mostra degli illustratori di Bologna del 2010. Per i Topipittori fu amore a prima vista: “In fiera mi contattarono e ci conoscemmo, e successivamente pensammo insieme al progetto per un libro partendo da queste immagini“. Dal loro incontro e confronto prese forma l’idea di creare un albo-gioco così strutturato:
- nella pagina di sinistra un indovinello su un animale
- nella pagina di destra i vari elementi che compongono l’animale in ordine sparso
- nelle due pagine successive la soluzione: a sinistra il nome dell’animale, a destra il disegno ricomposto e completato.
E visto che di mezzo ci sono editori accorti e rigorosi, non solo l’aspetto visuale risulta armonioso, accurato e sbalorditivo, ma anche la scelta del testo è puntuale e ben ponderata. Negli indovinelli si fa infatti ricorso a termini esatti, scientifici, a rime e allitterazioni non banali, ad assonanze che offrono un aiuto al lettore e gli permettono di intuire qual è il soggetto da ricomporre prima di vedere.
Parole che in alcuni casi descrivono in forma giocosa e poetica l’aspetto fisico degli animali, in altri, svelano lati caratteriali, abitudini, modi di essere.
Le immagini, realizzate con degli stampini di gomma (foto in basso) sono il pezzo forte dell’albo: curiose, “modulari”, piene di movimento ed effetti inusuali.


E poi, dal punto di vista prettamente grafico e formale, è bellissimo l’accostamento cromatico: a ogni soggetto scomposto e poi aggiustato è associato un colore dominante. Complimenti a Marina Del Cinque che ha studiato e curato questo aspetto.
Sfogliando l’albo, pagina dopo pagina, abbiamo dunque varietà, bellezza, vivacità e divertimento.
Ti faccio a fettine, Chiara Armellini, Topipittori, 2015
Età consigliata: dai 3 anni
L’invito è a giocare ancora con le immagini e con le parole, ma la difficoltà nello sciogliere gli indovinelli visivi e verbali, a mio parere, aumenta. Siamo a un livello successivo. Si alza l’asticella. E le meningi di tutti noi si devono spremere di più perché i soggetti da scoprire sono piante e fiori, non animali: “materia” molto meno conosciuta e trattata, anche nei libri per l’infanzia. Quanti di noi sanno cos’è il rabarbaro cinese o com’è fatta la lunaria?
Certo, ci sono anche il croccante finocchio o la deliziosa zucchina a rinvigorire la nostra autostima, ma sfido chiunque a decifrare il rebus al primo colpo. Io non ci sono riuscita…
A essere sincera, però, mi sembra che il divertimento sia stato ancora più grande. Tentare di vincere la sfida è stato un gioco stimolante. E quando alcune piante mi hanno dato filo da torcere e costretto a gettare la spugna, ho cominciato a rallentare il ritmo e a dedicare alle illustrazioni più tempo e attenzione. Le ho osservate e memorizzate. E ho imparato qualcosa di nuovo. (Utili in questo senso sono anche i risguardi finali, dove vengono raffigurate tutte le piante dell’albo con i corrispettivi nomi in latino).
Se questo è capitato a me, che vado per gli anta e ho un cervello non proprio elastico, pensate a quello che può succedere ai bambini, che sono per loro natura curiosi, aperti, osservatori minuziosi e indagatori instancabili. Me le immagino le domande e i commenti che potrebbero saltar fuori: che cos’è? dove si trova? perché è così? si mangia? lo andiamo a cercare in giardino? assomiglia a…
Altra nota positiva di “Ti faccio a fettine” è la qualità dei testi. Li ho trovati più poetici ed evocativi del precedente libro. Parole che danzano e fluttuano nella pagina al pari delle illustrazioni. Vi riporto un esempio:
LE FOGLIE ROTONDE
GALLEGGIANO SULL’ACQUA
MENTRE IL FIORE SBOCCIA,
ONDEGGIANDO ALLA BREZZA,
BELLA COME UNA DEA
– giriamo pagina –
APPARE LA NINFEA
Infine un elemento centrale di entrambi i libri, che finora ho trascurato, ma che rappresenta il cuore del progetto: la capacità di innescare nei bambini, se incoraggiati e accompagnati dall’adulto, il desiderio di mettersi all’opera, di prendere fogli e colori per creare e scombinare i loro pezzetti e fettine, imitando i protagonisti degli albi o inventandone altri. E poi divertirsi a formulare indovinelli.
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