Oggi si celebra la giornata di prevenzione contro lo spreco alimentare. La quantità di cibo che quotidianamente viene prodotta senza essere consumata, e che poi finisce buttata, è spaventosa. Vi rimando a questo articolo sull’Espresso che si sofferma sulle gigantesche proporzioni del fenomeno e sull’allarme lanciato da organizzazioni come WWF e FAO.
Da parte mia vorrei suggerirvi un bel romanzo per ragazzi dagli 8-10 anni in su, uscito da pochi giorni in libreria, che ruota proprio intorno alle tematiche del cibo e della disuguaglianza nella sua distribuzione tra paesi ricchi e poveri del mondo.
Il libro, dal titolo Una spiga per Kahlim, è incentrato sul tema dell’Expo, nutrire il Pianeta, ed è stato scritto da Chiara Valentina Segré, biologa, divulgatrice scientifica e scrittrice di libri per bambini e ragazzi.
Una spiga per Kahlim
Chiara Valentina Segré, ill. di Angela Allegretti, Ed. Paoline
Protagonista della storia è Margherita, da tutti chiamata Maua, una ragazzina italiana nata e cresciuta in Uganda dove vive con i suoi genitori impegnati in una missione internazionale. Maua è felice della sua vita in Africa, anche se le è capitato tante volte di assistere a scene dolorose e a profonde ingiustizie: persone povere, malnutrite e malate, i loro sguardi pieni di disperazione, uomini, donne, bambini e vecchi con le ossa sporgenti e le guance gonfie costretti a percorrere chilometri a piedi nudi pur di ricevere una ciotola di zuppa…
Il migliore amico di Maua è Kahlim, un bambino ugandese della sua stessa età con il quale ha stretto un patto suggellato da una spiga intrecciata tra le loro dita: “nessuno di noi due permetterà mai che l’altro abbia fame”.
Suo malgrado e nonostante le sue accese proteste, compiuti 12 anni, Maua torna a vivere in Italia, a Milano. I suoi genitori vogliono che abbia un’istruzione più approfondita e migliori opportunità. Ma l’impatto con la nuova realtà è duro. Maua si sente un pesce fuor d’acqua, non riesce a integrarsi con i compagni di scuola, continua a pensare con nostalgia all’Uganda.
Per la prima volta in vita sua Maua si sente disperatamente sola: era una sensazione nuova che non aveva mai provato prima. In Africa mancano tante cose, ma la gente è sempre sorridente e pronta a scambiare due parole, e nessuno è mai veramente solo.
C’è un aspetto in particolare, della sua nuova vita, che la fa imbestialire e fa scattare il leopardo che ha nello stomaco: i suoi compagni le sembrano spreconi e superficiali, viziati, soprattutto in fatto di cibo: si rifiutano di mangiare ciò che loro non piace, lasciando pieni i piatti a mensa o, al contrario, esagerano riempiendosi lo stomaco a tutte le ore…
C’è però una persona con cui Maua si trova a suo agio: Rudi, uno studente universitario che si mantiene agli studi lavorando nella mensa dell’istituto e che sogna di trasferirsi in Africa per applicare nuovi metodi di coltivazione della terra.
Col trascorrere del tempo, anche grazie all’appoggio di Rudi, la ragazzina si rende conto che i suoi compagni si comportano in quel modo perché non hanno mai conosciuto persone che muoiono di fame e ignorano i problemi del sud del mondo.
Un giorno, durante l’ora di educazione civica, la Prof Gatti affida alla classe un compito in vista dell’Expo che si sarebbe tenuto a Milano di lì a qualche mese: “voglio che lavoriate in gruppi ed elaboriate delle proposte: cosa fareste per contribuire a risolvere il problema della fame nel mondo?“.
Maua si rianima, è l’occasione giusta per cambiare le cose, per fare qualcosa di concreto e far sì che anche i suoi compagni si diano da fare… Ha un’idea esaltante: far venire in Italia Khalim a parlare all’Expo con i potenti del mondo!
La seconda parte del romanzo è incentrata sulla realizzazione di questo progetto apparentemente impossibile, sulla collaborazione fra Maua e gli altri studenti per riuscire a raggiungere l’obiettivo, sulla paura di non farcela e sulla grandissima gioia finale per il risultato ottenuto.
Il racconto è scorrevole, arricchito da frequenti dialoghi, ben scritto e lascia ampio spazio alla complessità psicologica della protagonista. Viene spontaneo immedesimarsi in questa ragazzina tenace, combattiva e altruista. Oltre che una piacevole lettura, credo che “Una spiga per Kahlim” rappresenti anche un ottimo strumento per capire un po’ di più l’Africa e le sue profonde contraddizioni, per renderla più vicina e amata.
Le pagine sono intervallate da tavole a fumettiracconto realizzato con una serie di disegni e brevi testi inseriti quasi sempre all’interno di “nuvolette” che escono dalla bocca che sintetizzano i momenti più significativi della storia.