di Rossella Gardelli
Io e la mia famiglia stiamo progettando un viaggio a New York e, poiché abbiamo stabilito una data ben precisa, stiamo pian piano risparmiando il gruzzoletto che ci servirà per raggiungere la nostra destinazione. Il gruzzoletto non è però solo quello materiale, fatto di denaro, ma anche e soprattutto quello astratto, fatto di attesa riempita di informazioni, immagini e congetture su ciò che vedremo.
Quando è uscito “Il suo piede destro” , qualche mese fa, non sapevo ancora che sarebbe servito al mio scopo e che poi lo avrei così tanto amato, ma questo Natale è arrivato in casa nostra al momento giusto per tante ragioni e credo che, anche se non è un libro facile, dovrebbe far parte della biblioteca di molti.
Il suo piede destro
di Dave Eggers, illustrazioni di Shawn Harris, traduzione di Loredana Baldinucci, Mondadori, 2018 – Età di lettura consigliata: dai 7-8 anni
“Il suo piede destro”, illustrato corposo, di 112 pagine, scritto dal grande autore americano Dave Eggers e disegnato da Shawn Harris, è a mio parere un libro adatto ai bambini già scolarizzati: non bisogna farsi trarre in inganno dal fatto che sia molto illustrato e abbia poche righe di testo per ciascuna pagina, perché in realtà quelle righe sono dense di significato e spalancano un mondo di considerazioni possibili e di domande da parte di bambini curiosi.
Dave Eggers racconta ai bambini la storia della Statua della Libertà, partendo dalle informazioni che tutti più o meno conoscono e dialogando direttamente col piccolo lettore, incuriosito dal tono ironico e mai pesante dell’autore, che gioca a chi ne sa di più su uno dei monumenti più famosi del mondo. In realtà molte cose non le sapevo neppure io e quindi anche per i grandi la prima parte del libro è molto stimolante e divertente.
Poi, scusandosi per averci messo tanto ad arrivare al punto, Eggers si concentra su quello che gli preme indagare. A quel punto ormai ha tutta l’attenzione del lettore, che ebbro di informazioni non si accontenta. Nessuno parla mai del piede destro della statua che è visibilmente sollevato, si parla del fatto che ha una toga, una corona, un libro in mano e di tutti i possibili significati, ma mai del fatto che la statua è in qualche modo in movimento, sta per compiere un passo. Nessuno si è mai chiesto dove stia andando.
Da questo momento in poi preparatevi a versare qualche lacrima, a spiegare tante cose e a farvi cogliere dallo stupore perché la spiegazione che ne dà l’autore vi aprirà il cuore: la Statua della Libertà è un’immigrata (è stata costruita in Francia ed è arrivata via mare in pezzi per poi essere riassemblata a New York) e poiché l’America ha accolto durante la sua storia milioni di immigrati da tutto il mondo, lei si riconosce in loro e per accoglierli e premiarli del loro coraggio e della loro forza non può stare ferma ad aspettarli, ma deve andare loro incontro verso il mare.
Spiegazioni plausibili poteva cercarne tante il nostro scrittore, ma questa non è a buon diritto la migliore possibile?
In questi tempi bui in cui purtroppo il razzismo è stato sdoganato e il vero senso dell’accoglienza in ogni parte del mondo è sempre più un concetto astratto e adeguabile ai fini ipocriti di ciascuna nazione, trovo che il messaggio di questo libro sia un vero e proprio grido per scuotere le coscienze e invertire questa pericolosa rotta.
Mio figlio leggendolo si è commosso, mi ha chiesto della guerra e di chi sono gli immigrati, è stata occasione per parlare del fatto che ancora oggi purtroppo il fenomeno delle migrazioni di massa esiste ed è una tragedia immane, mi ha chiesto perché le persone sono disegnate dentro delle tende da campo… insomma tante tante domande non facili, ma a cui è doveroso rispondere affinché si pianti nel cuore dei bambini il seme della tolleranza, dell’empatia, del rispetto degli altri indipendentemente dalla loro provenienza e si faccia strada la speranza che le nuove generazioni saranno migliori di quelle che le hanno precedute.
Non pensate che il libro sia in qualche modo triste o doloroso perché non lo è: è un testo allegro e pieno di speranza e se vorrete tenerlo nella biblioteca dei vostri bambini credo sarà uno di quei libri che per tante ragioni negli anni andrete a riprendere in mano, perché vi darà sempre qualche spunto di riflessione e di discussione.