Il primo libro scritto e illustrato da Barbara Cantini, “Mortina, una storia che ti farà morire dal ridere“, è uscito sul finire del 2017, ma sembra che la storia della simpatica bambina zombie che vive con la zia Dipartita e il fedele levriero Mesto sia in circolazione da molto più tempo.
In pochi mesi infatti Mortina è diventata una serie internazionale che conta già quattro titoli, viene tradotta in ben 24 lingue, e, udite udite, con ogni probabilità avrà anche uno sviluppo come cartone animato. Quando ho rivelato quest’ultimo scoop a mia figlia di 7 anni, fan della prima ora del personaggio, ha voluto immediatamente registrare un messaggio vocale indirizzato a due compagne di scuola per condividere l’esaltante notizia. E poi ha cominciato a fantasticare sulla sigla che avrà Mortina in televisione, offrendo una sua versione cantata in rima.
Il consenso ricevuto da Mortina lo tocco con mano ogni volta che introduco il personaggio a bambine e bambini di età compresa tra i 5 e gli 8-9 anni. Basta esordire con un: “Sapete perché si chiama MORTINA?” e la scintilla di interesse si accende.
Il racconto in terza persona è inframezzato da illustrazioni di genere “creepy”, che mostrano persone e cose soprannaturali, strane e giocosamente raccapriccianti. Il lessico è piuttosto articolato, forbito, quasi d’altri tempi, e ben si sposa con il tono austero evocato dalla narrazione.
Sarà l’ambientazione gotica della storia, sarà il suo giocare con la paura e alludere in maniera ironica a quello che c’è dall’altra parte, sarà la sua peculiare forma narrativa a metà tra “primo libro di lettura” e “albo illustrato”, fatto sta che la formula e lo stile adottato dall’autrice incuriosiscono e divertono.
Facciamo un passo indietro: di cosa parlano i libri di Mortina?
Nel primo libro della serie (ottobre 2017) l’autrice ci presenta Mortina, la sua abilità nel staccarsi parti di corpo, la sua stravagante abitazione, la zia brontolona e l’amato cane. La bambina-zombie è soddisfatta della sua vita ma avverte la mancanza di amici. Dipartita infatti le impedisce di uscire di casa e farsi vedere dai bambini (vivi) del villaggio. Le ci vuole una grandiosa idea e un piano ben architettato per eludere la sorveglianza dell’apprensiva zia e poter stringere finalmente nuove amicizie.
A marzo 2018 esce “Mortina e l’odioso cugino“, in cui la bambina riceve la visita di Dilbert, cugino scontroso e snob, con la erre moscia, che viene da Villa Fronzola e critica tutto. L’arrivo di Dilbert non è casuale: ha ricevuto un misterioso invito per una cena a sorpresa che si terrà a Villa Decadente, e come lui altri invitati raggiungono la casa di Mortina, senza che lei ne sappia nulla. Nel frattempo zia Dipartita sembra essere scomparsa. Mortina e i bambini del villaggio cominciano così un’investigazione in piena regola per risalire all’origine di quegli strani inviti e alla sparizione della zia, fino a che capiscono che tutto era dipeso dall’influenza di una pericolosa pianta rampicante.
Di settembre 2018 è l’episodio “Mortina e l’amico fantasma“, ambientato in un inverno innevato, che racconta dell’incontro con un bambino “fluorescente” gentile e imbarazzato, che non ricorda niente del suo passato e che si scoprirà essere un fantasma vissuto nell’Ottocento di nome Nicolas. Mortina lo aiuterà a ritrovare se stesso e si prenderà anche una bella cotta per lui!
Arriviamo a giugno 2019, quando Mondadori pubblica il quarto atteso volume, dal titolo “Mortina e la vacanza al lago Mistero“, che ci riserva nuove sorprese e avventure “mortali”. Lascio che sia Barbara Cantini a parlarne.
Intervista a Barbara Cantini
Che cosa ci riserva il quarto episodio “Mortina e la vacanza al lago mistero”?
«Mortina partirà per una vacanza. Ad accompagnarla ci saranno buona parte dei componenti della sua bizzarra famiglia e la destinazione sarà Villa Fronzola, sulle acque del lago Mistero. Qui vive il cugino Dilbert, meno odioso e più goffo di come lo avevamo lasciato nella seconda avventura, in compagnia della madre, l’altezzosa zia Megera. Tutti pensano di potersi rilassare e godersi un po’ di vacanze, ma… come si dice? “Se non c’è un problema, non c’è una storia” e quindi, puntuale come un orologio svizzero, si presenta subito il problema, nelle fattezze di un grigio burocrate che vuole mettere all’asta Villa Fronzola. Da qui, la stramba combriccola dovrà escogitare un super-piano per impedire la perdita della Villa della zia».
Perché Mortina piace così tanto ai bambini (in particolare alle bambine)? Quali ingredienti la rendono, a tuo parere, una serie così fortunata?
«Il fatto che Mortina piaccia così tanto per me è stato un dono inaspettato, surreale e splendido. In realtà dagli incontri in giro mi accorgo che piace sia ai maschi che alle femmine. Forse proprio perché, nonostante sia un personaggio femminile, non vive in un mondo da “libri da bambina”, ma in un ambiente creepy, con figure strambe e buffe, che fanno presa in generale sia su bambini che bambine.
E anche le storie, sono storie, non storie “femminili”. All’aspetto sembrano racconti di paura e questo spesso esercita nei bambini un’attrattiva, ma in realtà di pauroso c’è ben poco! Si gioca con la piccola paura, saggiandone la temperatura solo con la punta del piede, senza mai però andare oltre.
Credo che del personaggio piaccia anche la sincera spontaneità, il suo essere tutt’altro che perfetta, ma sempre curiosa e dotata di spirito d’avventura, oltre che il suo slancio verso gli altri, unito ad un’indole un pizzico sovversiva. Mortina alla fin fine è un po’ come sono molti bambini prima di diventare grandi e forse piace perché i bambini ci si rispecchiano o vorrebbero averla per amica.
Il complimento più bello che ho ricevuto me lo ha fatto Vivienne, una bambina conosciuta ad un incontro a scuola. Mi ha chiesto: “Ma come fai a scrivere sapendo come pensa e farebbe un bambino?”. Una cosa più bella non avrebbe potuto dirmela!».
Quando hai cominciato a illustrare e scrivere libri per bambini?
«Come per altri autori/illustratori, il percorso che mi ha portato a questa passione/lavoro non è stato troppo lineare o programmato. Fin da piccola ho coltivato la passione per il disegno e i libri illustrati e non avevo dubbi sul fatto di “voler disegnare”, ma dopo gli studi artistici, ho un po’ divagato prendendo una laurea in restauro, credendo forse che fosse una scelta più “seria”. È un settore dove ho lavorato per circa tre anni, prima di ammettere che non era quello che volevo fare e iscrivermi quindi a un diploma triennale in cinema d’animazione. Poi ho lavorato qualche anno in uno studio cartoon, a varie serie TV per la RAI, ma infine, il richiamo del disegno e dell’illustrazione ha vinto su tutto. Ho partecipato al concorso L’Illustratore dell’anno di Città del Sole, all’ultimo minuto e senza la minima aspettativa, e l’ho vinto.
Da lì ho pensato che forse potevo crederci un po’ di più ed è iniziato davvero tutto. Prima ho iniziato illustrando testi di altri autori e lavorando anche all’illustrazione per la scolastica. E tra una commissione e l’altra e due gravidanze, sono riuscita a ritagliarmi il tempo per sviluppare e presentare il progetto di Mortina agli editori. Era un’idea che tenevo nel cassetto dai tempi della scuola di animazione (11 anni prima!) e ringrazio il cielo che mi sia rimasta così tenacemente attaccata fino a che non mi sono decisa a raccontarla!
La serie di Mortina è il mio esordio come “autore completo”, cioè per testo e illustrazioni, nel mondo dell’editoria per ragazzi. Nella formula di autore completo mi muovo al meglio e ho trovato davvero la mia dimensione ideale di narrazione ed espressione».
Come crei le storie di Mortina? Parti dai disegni? O scrivi prima i testi? Puoi raccontarci il tuo iter di lavorazione?
«Inizio buttando giù qualche frase e idea, seguendo delle immagini che come in un film si snodano nella mente. Poi seguo sempre queste visualizzazioni per sviluppare il testo della storia. Disegno tutto quello che mi viene in mente riguardo all’idea, partendo solitamente dal personaggio e dalle “scene immaginarie” che mi ero appuntata. Scene in cui lo vedo agire e vivere, e che spesso poi trovano spazio anche nel futuro libro. Mi appunto dettagli caratteriali e faccio tanta, tantissima ricerca di immagini che si avvicinano al mondo immaginario che ho in mente di illustrare.
Le cerco sia on-line che su diversi libri e salvo tutto, foto, disegni, illustrazioni, fotogrammi di film, ecc… in una cartella di “Suggestioni Visive”. Questo mi aiuta a mettere meglio a fuoco ciò che voglio andare a illustrare. Guardo le immagini anche dal punto di vista cromatico, per definire la palette di colori che vorrei utilizzare nel libro. Dopo una fase manuale a matita per gli schizzi e gli storyboard, passo direttamente a lavorare in digitale, utilizzando vari tipi di pennelli digitali che si comportano esattamente come pastelli, matite, acquerelli, ecc… La scelta della tecnica digitale è dettata fondamentalmente dalle molteplici possibilità che offre e dalla praticità delle eventuali correzioni.
A chi e a cosa ti sei ispirata per la creazione del personaggio di Mortina? Da bambina amavi anche tu le storie paurose, popolate da mostri, streghe e personaggi spaventosi?
«Ho sempre voluto creare qualcosa di questo genere e direi che la genesi di Mortina è molto varia e ha un percorso temporale lungo, nel senso che spazia all’interno dell’immaginario che mi sono creata crescendo. Amo da sempre ascoltare le storie delle persone e le storie di paura, guardare foto d’epoca e sapere delle persone che vi sono raffigurate. Quando non è possibile sapere, mi immagino le loro storie.
Mortina è innanzitutto una bambina, il fatto che sia zombie è la sua particolarità, dovuta anche al fatto che fin da piccola amo i contesti “creepy”, ma quando penso a lei vedo fondamentalmente una bambina.
Lei è nata da uno schizzo sul mio sketch-book tanti anni fa, quando ancora frequentavo la scuola di animazione. Accanto al disegno mi appuntai il nome “Mortina” che richiamava il gioco di parole. All’epoca, nello schizzo che avevo fatto, aveva per amico un pipistrello balbuziente che girava con gli occhiali da sole. Dopo è cambiato, diventando il cane Mesto.
Non ho immaginato altre bambine o zombie in particolare, è più un mix che racchiude qualcosa del mio carattere e del mio vissuto, unito a diverse ispirazioni. Nella villa fuori paese in cui vive Mortina e nel profilo del “Villaggio non troppo lontano”, ci sono analogie con la vita familiare di mia mamma da piccola e il mio paese d’origine. C’è però anche molto del mio assetto familiare d’infanzia. Infatti sono cresciuta in una casa dove vivevano anche i nonni materni e un borbottante prozio scapolo, morto centenario, davvero simile al prozio Funesto di Mortina! Anche mia nonna, in particolare, ricorda molto la zia Dipartita, di fondo buona, ma assai brontolona e rigida sotto diversi aspetti.
Ci sono poi le influenze che arrivano dall’immaginario derivante da ciò che amo e che mi colpisce, proveniente dal mondo dell’arte, del cinema, della letteratura, della storia del costume e dei fumetti… Fin da piccola sono sempre stata affascinata dalle ambientazioni “da piccolo brivido” e di humour-noir come la Famiglia Addams e amavo anche i travestimenti, sia a tema “mostruoso” che non. Ho amato e amo film con atmosfere tipicamente “creepy” che si fondono magistralmente con l’ironia, come ad esempio Invito a cena con delitto, Frankenstein Junior, Arsenico e vecchi merletti… e successivamente, anche se di tenore diverso e vario, il Rocky Horror Picture Show, La piccola bottega degli orrori... Come non citare poi tutto l’immaginario di Tim Burton, di Hitchcock e poi l’artista Edward Gorey, che mi incanta con i suoi sottili enigmi e che senz’altro ha ispirato anche Tim Burton stesso».
All’uscita del primo libro pensavi che sarebbe potuta diventare una serie? Era già nei programmi tuoi o dell’editore?
«No, non era assolutamente in programma e per me il primo libro si sarebbe concluso lì. Fu il mio editor di allora, Alessandro Gelso (che ringrazio ancora per avermi supportato e consigliato al meglio) a suggerirmi di pensare alla possibilità di una serie. Secondo lui il personaggio era forte e si prestava ad essere sviluppato. Non c’erano obblighi ovviamente, ma mi suggerì di pensarci. E come si può vedere ho seguito il suo consiglio».
A livello creativo non deve essere facile lavorare per una serie. Il rischio di una perdita di originalità e freschezza è dietro l’angolo: come scongiuri questo pericolo?
«Lavorare ad una serie può non essere facile anche perché il bisogno di misurarsi con altre storie e personaggi c’è, ma la serie ti lega a sé per un bel po’ di tempo. Arrivi a essere un tutt’uno con essa. A livello creativo devo dire che in Mortina mi muovo ormai come a casa e sono i personaggi stessi che mi accompagnano e guidano, ma come dici tu, il rischio di perdere freschezza e originalità c’è.
Come provo a scongiurarlo? Anche in questo quarto libro, come per gli altri che hanno fatto seguito al primo titolo, ho cercato di raccontare il più possibile una storia che non ci si aspettasse, nel rispetto dei lettori, a cominciare anche dalla lettrice che c’è in me.
Cerco (e mi auguro tanto di riuscirci!) di evitare facili cilché, come in questo caso sarebbe stato ad esempio un mostro del lago o simili, o di evitare colpi di scena solo per accontentare il lettore: alcune cose non succederanno, alcuni “non detti” resteranno tali, punto. Come nella vita, tutto non va sempre come vorremmo e non tutto possiamo sapere.
Cerco anche di evitare che la storia appaia solo come una scusa per inserire un elenco di nomi, oggetti e luoghi strani, non funzionali alla narrazione o alla connotazione dei personaggi, come mi capita talvolta di leggere in libri per ragazzi con protagonisti “mostruosi”, trovandomi a pensare “sì, ma alla fine cosa ho letto per tutte queste pagine?” perché la cosa in realtà si poteva dire in mezza pagina.
In particolare per questa quarta storia ho pensato e buttato giù idee per almeno due mesi, scritto tre possibili plot e infine, ne ho scelto uno che fortunatamente era anche il preferito dalle editor.
Infine, cerco di lavorare alle mie storie in modo che ci sia sempre qualche livello di lettura in più da scoprire (anche attraverso le immagini e le didascalie) sia per quanto riguarda la storia stessa, sia per quello che implicitamente si comunica attraverso di essa.
Io mi auguro di riuscirci e per adesso, da quello che posso vedere quando incontro l’affetto dei bambini e la loro voglia che continui a scrivere di Mortina, sembra sia così! 🙂
Mortina è stata tradotta anche all’estero: in quali paesi?
«Sì, è davvero una grande soddisfazione sapere che tanti bambini nel mondo leggono le mie storie! E quando mi scrivono ne sono felicissima.
E’ stata tradotta in 24 lingue nel mondo. Tutti i paesi di lingua inglese, le quattro lingue della Spagna (Castigliano, Catalano, Galiziano, Basco), Portogallo, Brasile, Francia, Svezia, Olanda, Giappone, Grecia, Cina, Bulgaria, Germania, Russia, Serbia, Polonia, Turchia, Romania, Albania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria. E ho saputo che in questo periodo anche la Finlandia è interessata».
Molti si chiedono se Mortina diventerà anche un cartone animato… puoi dirci qualcosa in proposito?
«Sì, abbiamo avuto delle proposte in merito. Una di queste si sta concretizzando e siamo in fase contrattuale. Ne sarei molto felice, perché anche se ovviamente diventerebbe qualcosa di “altro” rispetto ai libri e dovrei imparare a “lasciarla andare”, credo che Mortina si presti al cartoon. Nella mia testa i personaggi si muovono e parlano (sembro matta ^_^) e so anche esattamente che voci avrebbero (per la Zia Dipartita mi sarebbe piaciuta una di quelle della grandissima Anna Marchesini, ma purtroppo lei non c’è più). L’animazione poi è il mondo dal quale anch’io provengo e che a livello di esperienza mi aiuta ancora molto, in particolare quando devo concepire gli storyboard dei libri».
Stai già pensando o scrivendo un’altra storia di Mortina?
«Non subito, per adesso mi fermo con il quarto libro, almeno per un po’. Sia per ricaricare le idee e non rischiare di banalizzare, sia perché ho altri due progetti che aspettano di essere sviluppati. Per uno di essi ho già scritto la storia e fatto diversi schizzi del personaggio, il protagonista è un gatto. L’altra idea invece è proprio un albo di diverso tenore che ho in mente addirittura dal 2011!
A Mortina però devo quasi tutto, le voglio bene come una di famiglia e visto come “mi sento a casa” quando scrivo di lei, non escludo assolutamente un quinto titolo. Diciamo che è solo posticipato».