Otto, l’orso malconcio che ci osserva con sguardo penetrante dalla copertina(o prima di copertina): la facciata di presentazione del libro, in cui compare un’illustrazione, il titolo e generalmente il nome, con una macchia di colore viola intorno a un occhio e una ferita nel petto, ha vissuto anni cupi e strazianti, ma conserva anche tanti ricordi gioiosi. È lui la voce narrante di questo albo illustrato(picture book): un libro che usa parole, immagini e grafica per raccontare una storia. Non è semplicemente un libro che duro e potente, che con parole essenziali e immagini eloquenti ripercorre gli anni della seconda guerra mondiale e della persecuzione degli ebrei.
OTTO Autobiografia di un orsacchiotto
testo e illustrazioni di Tomi Ungerer, traduzione di Caterina Ottaviani, Mondadori, 2018
Età di lettura consigliata: dai 7 anni
Venuto al mondo in una piccola fabbrica tedesca di giocattoli, l’orsacchiotto conosce David, il suo primo affezionato padrone, da giovanissimo, quando i genitori lo scelgono come regalo per il suo quinto compleanno.
Con David le cose vanno a meraviglia. Sono inseparabili e presto si unisce a loro anche Oskar, un bambino che abita nello stesso palazzo. Grazie a loro Otto impara persino a usare la macchina da scrivere, e pazienza se il tentativo fatto con inchiostro e pennino sia risultato fallimentare! In fondo non gli dispiace aver ricevuto in “dono” quel marchio viola che lo rende unico.
Il periodo spensierato però non dura a lungo. Le cose cambiano quando una stella gialla con sei punte con la scritta ebreo finisce sulla giacchetta di David perché «tutti dovevano vedere che lui era diverso». Di lì a poco accade l’irreparabile: David e la sua famiglia vengono portati via insieme a tanta altra gente con la stella sul petto. Otto viene affidato ad Oskar.
Lo smarrimento, l’incredulità, il dolore traboccano dalle illustrazioni di Ungerer con intensità. Tanto il testo risulta asciutto e condensato, quanto le immagini esprimono con nitida evidenza il dramma che si sta compiendo.
Otto, che è “solo” un orsacchiotto, non può comprendere la cattiveria umana, e subisce gli eventi come uno spettatore frastornato che nulla può fare per cambiare il corso degli accadimenti.
Ungerer non cela i corpi agonizzanti, i fuochi che devastano la città, le armi, la distruzione. Otto vede e sente tutto: i bombardamenti, le sirene, i morti.
Un giorno si risveglia su una montagna di macerie e viene raccolto da un soldato americano che, miracolosamente, grazie al corpo dell’orsacchiotto che gli fa da cuscinetto, riesce a sopravvivere a un colpo di pistola in petto.
Così Otto diventa un eroe, la mascotte del reggimento, finisce sui giornali e riceve una medaglia al valore. Ma questa è solo la prima parte della sua travagliata esistenza. Di qui in avanti comincia la sua nuova vita in America, a casa del soldato che ha salvato, dove finalmente ritrova la pace, una famiglia che gli vuole bene e bambini con cui giocare.
A questo punto forse penserete che abbia ritrovato definitivamente la tranquillità, ma così non è, perché sulla sua strada incontrerà ancora la cattiveria umana, l’abbandono, la solitudine, la paura… fino a quando, tanti anni dopo, per un incredibile e fortunato (finalmente!) risvolto del destino, si ricongiungerà ai suoi più cari amici di un tempo lontanissimo: Oskar e Charlie! Niente li dividerà più, ora. E Otto decide di mettersi alla macchina da scrivere a raccontare la sua incredibile storia, che è quella che avete appena letto.
L’ineffabile Tomi Ungerer ci consegna così un libro indimenticabile che mescola fantasia e realtà, fatti inventati e Storia, accadimenti terribili e legami indistruttibili.
Un libro grandissimo, dal linguaggio diretto e semplice, capace di risvegliare emozioni forti e di parlare con sincerità ai lettori di ogni età.
Tomi Ungerer ha scritto la storia di Otto nel 1999. In Italia è arrivata per la prima volta nel 2003, ed è stato ripubblicato nel corso degli anni da Mondadori in edizioni diverse. Quella che vi ho presentato in questo post è la più recente, del gennaio 2018, un bellissimo albo illustrato dal formatoindica la grandezza, la dimensione del libro, quanto misura da chiuso. classico che concede il giusto respiro al testo e alle illustrazioni.
Altri libri per ricordare la Shoah:
La stella che non brilla, di Guia Risari e Gioia Marchegiani
Il violino di Auschwiz, di Anna Lavatelli e Cinzia Ghigliano
La città che sussurrò, di Jennifer Elvgren e Fabio Santomauro
L’ultimo viaggio, di Irène Cohen-Janca e Maurizio A. C. Quarello