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Una strana creatura nel mio armadio: una storia di paura?

Fra i vincitori del Premio Andersen 2016 c’è Una strana creatura nel mio armadio, albo illustrato che risale al 1968 e che è stato ritenuto il “miglior libro mai premiato” dell’anno. Con tale riconoscimento i giurati hanno voluto dare merito all’iniziativa dell’editore Kalandraka che ha rimesso in circolazione un libro importante, scritto e illustrato da un nome autorevole, Mercer Mayer, che affronta con sagacia e acume alcune paure tipiche dell’infanzia: la paura del buio, la paura di prendere sonno e addormentarsi da soli nella propria cameretta, la paura dei mostri notturni.

Una strana creatura nel mio armadio

Mercer Meyer, trad. Gabriella Manna, Kalandraka Italia, 2015
Età di lettura consigliata: dai 3-4 anni

copertina di Una strana creatura nel mio armadio

Il volume, dal formato classico rettangolare con copertina rigida, è caratterizzato da un testo asciutto e centrato e da illustrazioni tratteggiate a china che fanno subito pensare alla mano di un altro grande maestro contemporaneo di Mayer, Maurice Sendak, autore del capolavoro Nel paese dei mostri selvaggi, da cui ha tratto ispirazione anche per la rappresentazione del mostro che sbuca da dietro l’armadio.

La storia (di paura?) è narrata in prima persona dal bambino protagonista. Si apre l’albo e tonf! si viene catapultati immediatamente in un’atmosfera lugubre e terrorizzante.

È notte. La stanza da letto del ragazzino appare fredda, cupa, spaventosa. Dalla finestra uno spiffero di vento solleva una tendina bianca mentre al di là di una porta socchiusa incombe del nero.

il bambino è nel suo letto

L’aspetto del bambino, infilato sotto le coperte, è preoccupato. Ha lo sguardo puntato verso la porta e tiene sopra il letto un fucile e un cannoncino, rivolti anch’essi verso quello spiraglio scuro. Per terra, lì vicino, un elmetto da guerra. Il resto della camera è scabro e desolato. Per essere la stanza di un bambino tutto appare troppo silenzioso, vuoto, ordinato.

C’era una strana creatura nel mio armadio.

Ecco spiegato l’atteggiamento del bambino e l’atmosfera angosciante.

Il ragazzino ogni notte pensa all’essere misterioso che si nasconde dietro quella porta. E ovviamente non riesce a prendere sonno.

Ma una sera decide di reagire e affrontare la strana creatura. Indossa l’elmetto, sfodera il fucile mentre quatto quatto appare IL MOSTRO.

Un mostro enorme, con chiazze verdi distribuite su tutto il corpo, la coda appuntita e due orecchione gigantesche. La creatura si avvicina al letto, si siede, lo fissa.

dall'armadio esce la creatura

Il bambino ci racconta la sua pronta reazione, col fucile in mano lo aggredisce:

Vattene, strana creatura, o ti sparo!

Siamo in ansia per la sorte del piccolo protagonista… ma a ben guardare lui non ci sembra spaventato come prima. E se osserviamo con attenzione l’espressione della creatura, è evidente che non si tratta di un personaggio minaccioso.

Questo mostro non fa tanta paura. Anzi, non ne fa alcuna. Fa quasi ridere. È goffo, buffo.

Il bambino gli rivolta contro il fucile e l’essere strano si ritrae, si mette a piangere, è inconsolabile!

la strana creatura piange

I piani si invertono: ora è il piccolo a vestire i panni del grande, consola il mostro, cerca di rassicurarlo, gli chiede di non urlare (altrimenti rischia di svegliare mamma e papà!).

Le armi giocattolo vengono buttate a terra, la creatura si infila nel letto del bambino, la porta dell’armadio si chiude. Un sorriso nei volti dei due protagonisti stempera gli animi. La paura è passata. Si può finalmente dormire.

O almeno così sembra, perché il finale a sorpresa ci ricorda che stiamo leggendo una storia paurosa. E come in tutte le storie paurose, l’ingrediente che non può mancare è il brivido. Per fortuna in questo caso l’autore l’ha condito con tanta ironia… Un’ironia sottile, data dal contrasto divertito tra testo e immagini, e resa grazie a illustrazioni meticolose che raffigurano una strana creatura innocua, grottesca, fifona.

Cercate questo albo, un classico della letteratura per l’infanzia. Una storia piena di rimandi, costruita alla perfezione, insistendo ossessivamente sulla stessa prospettiva e sulla stessa immagine (la camera del bambino vista frontalmente), volutamente ambigua, immersa nel contesto storico in cui è stata scritta (i vari riferimenti al mondo militare ne sono la riprova), che rimane prepotentemente scalfita nei cuori dei bambini che la incontrano. Una storia che irretisce, stupisce, fa affiorare mille domande, che spaventa e diverte allo stesso tempo. Imperdibile.

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